#interview FABIO FLORIO per Claudia T.

mercoledì, marzo 01, 2017

Fabio Florio nasce come graphic designer. Quando la fotografia incontra il suo temperamento e la sua attenzione per i dettagli, nasce qualcosa che si pone in bilico tra il reale e l'irreale.

Insieme alle domande di Claudia Tornatore, scopriremo oggi qualcosa di più di questo artista che ha scomposto l'arte e l'ha ricomposta sotto il vigile sguardo di un obiettivo fotografico.

Rusted - www.fabioflorio.com


Fabio, per presentarti, raccontaci qualcosa di oggettivo sulle tue foto.
Non credo di riuscire a dare un parere oggettivo sulle mie fotografie perché ogni foto per me è il risultato di uno scambio intimo tra ciò che vedo e ciò che la realtà mi presenta. Qualcuno ha detto che la fotografia è finzione, io dico che sicuramente la fotografia è interpretazione: interpretazione della realtà, interpretazione di emozioni, interpretazione di un istante. Attraverso la mia fotografia cerco solamente di dare un indizio che possa portare l’osservatore vicino a quell’istante in cui ho sentito il bisogno di prendere la camera in mano.

E ora qualcosa di soggettivo; come vivi i tuoi shootings? 
I miei shootings li vivo assolutamente in maniera empatica. Premesso che credo molto nella condivisione e nel lavoro di squadra, per me è fondamentale instaurare un rapporto di fiducia con chi mi collabora. Credo che lavorare in un ambiente “confortable”, possa dare degli ottimi risultati e quindi possa tirar fuori da ciascun attore coinvolto nel lavoro, il meglio di sé. Almeno questa è la via che cerco di seguire nella maggiorparte dei casi. Spesso accade che non tutto fila per il verso giusto, è questi sono i casi in cui invece tiro fuori il meglio di me! Generalmente mi affido molto alle mie capacità organizzative: molta ricerca per la produzione e approfondimenti sulle tecniche perché credo sia importante mostrarsi sicuri di ciò che si sta per fare, evitando di lasciare il più possibile le cose al caso e creando un rapporto di fiducia con i tuoi collaboratori. Vivo sempre un’ansia da prestazione creativa, sia che debba fotografare una penna su di un tavolo che un editoriale per un magazine.

Cosa puoi trovare nella fotografia che non trovi nella vita vera?
Nella fotografia puoi trovare di tutto. Puoi trovare un dolore, una gioia, un ricordo, un sogno e a volte trovi anche te stesso. Quando ho cominciato a vedermi nelle mie immagini ho provato una fortissima emozione. Da quel momento la fotografia è diventa il mio modo di dialogare con il mondo e anche con me stesso. 

E cosa puoi trovare nella vita reale che non puoi mettere nella fotografia?
Nella vita reale trovo il mio tempo. Un tempo che non puo’ essere fissato in una immagine; un tempo fatto di incontri, condivisioni, esperienze e crescita. Un tempo dedicato alla famiglia, agli affetti, agli amici che purtroppo si riduce sempre di più per via del lavoro che mi porta ad essere distante da loro. Amo la fotografia ma i miei affetti rappresentano la mia vita reale. Non ti nascondo che sto lavorando da un po’ ad un progetto fotografico che riguarda proprio loro, forse perché sento l’esigenza di farli convivere in qualcosa che resterà per sempre.

Deposizione della croce - www.fabioflorio.com


Fotograficamente come ti definiresti? 
Tu come mi definiresti? Ecco il tuo parere conta più del mio. Una birra con un amico (meglio se non fotografo!), un viaggio, una buona lettura ma soprattutto dalla curiosità che a mio parere dovrebbe far parte del corredo genetico di un buon fotografo. Ovviamente arriva anche dai tantissimi autori in cui mi sono imbattuto da quando ho cominciato a fare fotografia e da cui o appreso molte delle cose che oggi metto in pratica nei miei lavori ovviamente reinterpretandole secondo una visione personale. Insomma il più delle volte l’ispirazione genera un’idea che può nascere in modo del tutto improvviso e casuale, per me è quasi sempre cosi.

Quale credi sia il punto forte della fotografia come “arte”? 
www.fabioflorio.com
Questa è una domanda su cui potremmo stare per ore a discutere. Sicuramente grazie all’innovazione tecnologica, questo rapporto fotografia-arte, è divenuto sempre più sottile ed invisibile. La tecnologia, ha dato una nuova forma, anzi, una nuova qualifica alla fotografia come arte in grado di valorizzare un’esperienza quotidiana, comune a tutti introducendo per esempio l’uso del colore e la stampa in grande formato. Mi viene in mente un fotografo contemporaneo che ha fatto di quest’innovazione il suo punto di forza: Massimo Vitali, famoso per le sue fotografie in spiaggia scattate con banco ottico e stampate a dimensioni enormi. Diciamo che la fotografia ha avuto un’evoluzione naturale che l’ha portata sul tavolo dei collezionisti e delle gallerie come soggetto d’arte anche per via di processi di sperimentazione tecnica che in qualche modo ha cambiato anche il mercato delle immagini. Oggi molti fotografi pensano alla fotografia finalizzata all’arte, in cui spesso non si segue più un genere specifico, anche perché a mio parere oggi la fotografia è poco inquadrabile in un genere specifico, in quanto si tende a produrre ibridi: fotogiornalismo come fine art, ritratto come immagine concettuale, etc.. Ovviamente queste sono anche quelle sperimentazioni di cui parlavo prima che hanno designato alcuni fotografi ed essere considerati più artisti che fotografi veri e propri. Uno tra i più famosi artisti di questo panorama, che oltretutto adoro, è Gregory Crewsdon che appoggiandosi ad uno staff altamente specializzato, pari ad uno staff cinematografico, concentra tutta l’azione in un solo fotogramma estremamente suggestivo e narrativo. Per dire, le sue fotografie sono vendute in galleria per cifre che superano anche i $ 50.000. Quindi per concludere direi che l’arte accoglie la fotografia dando una nuova strada di sperimentazione al fotografo.

La comunicazione non verbale è un aspetto centrale del tuo lavoro. Come relazioni il linguaggio del corpo con altri elementi come colore, luce, taglio, espressione, movimento, scenografia, azione, costume ect. ?
Credo che trovare il punctum fotografico sia sicuramente un duro lavoro per un fotografo. Creare una relazione tra gli elementi che dovranno dare il carattere all’immagine finale è sempre un processo che richiede, per una buona riuscita, una buona progettualità, fatta di dettagli, appunti e sudore. Sapersi relazionare con il soggetto ma anche con la squadra che ti collabora è fondamentale. C’è tanto lavoro mentale più che tecnico.

So che stai lavorando ad un nuovo progetto fotografico “Discovering Places”; di cosa si tratta? Parlacene un po’! 
Discovering Places diciamo è un progetto “non progetto”. Mi spiego. L’idea è quella di collezionare luoghi comuni che stanno lì, sotto i nostri occhi, ogni giorno, regalandone un diverso punto di vista che ci faccia soffermare e riflettere. Una scoperta quindi non del luogo ma di noi stessi che ci ritroviamo osservatori di qualcosa che quotidianamente non vedevamo ma non osservavamo. Non progetto perché non ha uno schema, una struttura e neanche una serialità per definirsi tale. Voglio intenderla come una “collezione” personale che magari un giorno deciderò di finire e condividere.

Borders - www.fabioflorio.com


Noto nei tuoi lavori una forte predominanza dei colori, presenti e ricchi; cos’è per te il colore? Che forza può avere e dare ad una fotografia? 
Penso che l’uso del colore in una fotografia sia importante quanto l’uso delle geometrie e dei volumi. Diciamo che il colore è l’elemento che può determinare anche il significato di un’immagine: armonie e cromie sono fondamentali anche da un punto di vista psicologico perché trasmettono un messaggio che spesso arriva in modo latente. Colori tenui, colori fortemente contrastanti, insomma c’è tutto un mondo da esplorare e sperimentare. Mi viene in mente un grande fotografo che segnò l’era della fotografia a colori, parlo di Eggleston che negli anni ’60 sovvertì i canoni del tempo, in cui la fotografia “elegante” era considerata quella in bianco e nero. Lui restituì una prospettiva del tutto personale con una rinnovata carica estetica nell’uso dei colori, divenendo il pioniere del colore fino a nobilitarlo allo stadio d’arte. Spesso quando tengo piccoli seminari sulla postproduzione delle immagini, dedico sempre qualche ora al colore proprio perché credo sia un argomento assolutamente propedeutico per chi vuole approcciarsi alla fotografia. Quindi conoscere le regole e poi infrangerle!

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Grazie mille a Fabio Florio per averci dedicato il suo tempo e averci dato la possibilità di condividere la sua arte su www.mintmagazine.it

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